La formazione e lo sviluppo della personalità
Per ritrovare psyché, l’uomo non può più indagare da fuori, bensì da dentro se stesso. Come dice Rollo May: “La coscienza in se stessa implica sempre la possibilità di schierarsi contro il proprio sé, di negare il proprio sé”.
L’uomo è fenomenologia dello spirito, già G.W.F. Hegel pone nell’Idealismo le basi per un ritorno cosciente al Sé: “L'autocoscienza produce come propria opera, e dunque come realtà, l’unità tra il proprio Sé e la sostanza”.
I fenomeni umani sono le epifanie delle essenze o noumeni dei fenomeni psichici. Dice Franz Brentano: “Ogni presentazione nata dalla sensazione o dalla fantasia è un fenomeno psichico”.
Nell’Advaita Vedanta si dice che ogni forma altro non è che l'immagine dell'Uno: “tutti gli enti sono aspetti formali fatti ad immagine del Principio”.
Dall’emozione si struttura la forma pensata, perché la mente non è solo un ricevente passivo, essa stessa reagisce dando essenza alle forme. Tutto scaturisce da un principio che origina dall’emozione, dal muoversi di ciò che mi riguarda.
Perché allora non ricominciamo dai cervelli sensorio-emozionali che non sono sottoposti ad alcun super-io coattivo, non avendo un “Io” cosciente nella loro sede originaria? Perché non ripartiamo dal cervello neurogastroenterologico e dal cervello cardiaco? Perché non iniziamo dal nostro corpo che è dotato della capacità di percepire se stesso?
Charles Scott Sherrington affermò che: “A chi gli avesse chiesto dove trovare l’Io egli avrebbe risposto che la mente e i suoi atti non sono dislocati in un’unica cellula”.
Quindi la nostra capacità di percepire è legata a tutto il corpo e non solo al cervello superiore. Dobbiamo portare l’Io a comprendere il proprio corpo e tutta la sua capacità di percezione.
Peter Tompkins e Christopher Bird richiamarono la eco di quel Nikola Tesla che voleva finalmente una scienza che guardasse oltre i fenomeni puramente fisici.
Dobbiamo iniziare a indagare tutti i fenomeni anche quelli al momento non misurabili, se vogliamo entrare nel tesoro dell’uomo. L’ausilio più grande fornitoci in questi anni è senz’altro l’approccio quantistico della fisica contemporanea. Perché, per la prima volta nella storia della ricerca, determina un ruolo attivo nel ricercatore.
Per poter “centrare” sul cliente-persona una consulenza, occorre motivarlo alla ricerca della sua psyché non come luogo di mostri da vincere ma come luogo di forze originarie, sorgente di intelletto e volontà. Socrate chiamò questo luogo daímon, quel “genio tutelare” o “tutore dei mortali” o “essere divino”: “la potenza divina che dispensa”.
L’uomo, con questo divino agente “soffiato” in lui, dispensato dall’Essere, può avvalersi di un potere più alto. Realizzare il proprio daímon, è realizzare l’ente per sé sussistente, è compiere la nostra autenticità.
In una straordinaria circolarità armonica, il ritrovamento della propria autenticità è tanto prologo quanto epilogo dell’opera maestra di aiuto per l’altro e per se stessi. È comunicazione dell’intimo di sé, è una pratica dell’autorivelazione.
Ma il raggiungimento dell’autocoscienza non può che passare attraverso il diálogos cioè la comunicazione con un altro. Un diálogos che dev’essere prima di tutto “dell’anima con se stessa”.
Si tratta di comprendere che lo spirito di ogni uomo è unico e irripetibile e ha bisogno di un’arte “fatta su misura” per penetrare i tesori nascosti della sua psyché.
E non è possibile modellare un passepartout, è necessario fabbricare, di volta in volta, quella chiave unica che apre quell’unica porta.
Ogni espressione di sé comporta uno stato d’animo, uno Stimmung, che ricerca la sua orchestra per partecipare alla sinfonia di tutte le espressioni dello spirito, in armonia con la realtà profonda del proprio Sé autentico. E in questa orchestra c'è una solo solista: Amore.
Come anime siamo chiamati ad esserci, come uomini siamo chiamati a impegnarci, come ricercatori siamo chiamati a provarci.
Lo spirito della ricerca del mio orientamento consultivo, integrato dai diversi approcci e dai diversi indirizzi, consente un processo di rinnovamento continuo che alimenta la nostra natura antropologica per dispiegarla su valori più alti, per un’umanità sempre più progredita nella sua missione ontologica.